Soluzioni

Carra Depurazioni svolge la propria attività professionale principalmente nelle seguenti macro aree di intervento: acque meteoriche, acque reflue domestiche, acque reflue industriali, soluzioni “su misura” dedicate alle utenze con particolarità specifiche e che sfuggono alle definizioni più comuni. Questo ci dà modo di affrontare con professionalità e competenza maggiori le specificità di ogni richiesta.

Inquadramento legislativo

Con l’emanazione del D. Lgs n. 152/99 e successive modifiche e integrazioni, sono state fornite le disposizioni in materia di tutela delle acque dall’inquinamento. In particolare è stato introdotto per la prima volta a livello nazionale il concetto di “acque di prima pioggia”, delegando alle Regioni il compito di emanare le normative specifiche di regolamentazione.

Ad esse spetta quindi il compito di disciplinare i casi in cui può essere richiesto che le acque di prima pioggia e di lavaggio di aree esterne siano canalizzate e opportunamente trattate. È evidente che l’accumulo di inquinanti in tempo secco e il loro lavaggio operato dalla pioggia può raggiungere livelli non trascurabili su superfici interessate da intenso traffico veicolare.

In questo caso il trasporto degli inquinanti nei collettori fognari e la loro immissione diretta nei corpi idrici ricettori può essere causa di notevoli danni all’ambiente, soprattutto se posta in relazione agli obiettivi di qualità dei corpi idrici stabiliti dal citato D. Lgs n. 152/06. Le Regioni a loro volta hanno provveduto ad adottare strumenti normativi quali i Piani diTutela delleAcque, o altri strumenti come Leggi Regionali.

Obiettivi e caratteristiche dei sistemi di trattamento

I progetti di regimazione idraulica di acqua meteorica proveniente da grandi superfici che recapitano le acque nei corpi idrici superficiali o sul suolo prevedono generalmente che le acque meteoriche vengano trattate (oppure raccolte e trattate) prima di essere convogliate allo scarico.

In genere viene previsto il trattamento della sola prima pioggia (in modalità “continua” o “discontinua”), con una adeguata sedimentazione e separazione degli oli e dei liquidi leggeri mediante l’adozione di specifici sistemi realizzati con vasche in c.a.

Spesso la soluzione “discontinua” viene generalmente preferita per evitare alla rete idrica le punte di carico idraulico ed inquinante conseguenti alle precipitazioni.

SISTEMI DI TRATTAMENTO IN ACCUMULO E RILANCIO

Per convenzione e per normativa, l’acqua di 1^ pioggia corrisponde alla prima parte (i primi 15’) di un evento meteorico che insiste su una superficie pavimentata. Con poche varianti, legate alle diverse normative regionali o provinciali, per definire l’entità della precipitazione e dunque il corrispondente volume da trattare, viene considerata un’altezza d’acqua pari a 5 millimetri, uniformemente distribuita sull’intera superficie scolante di riferimento. Sempre per normativa, per “evento meteorico” si intende una precipitazione atmosferica distanziata da un intervallo di almeno 48 ore di tempo asciutto rispetto alla precipitazione successiva.

Il volume d’acqua di 1^ pioggia viene quindi stoccato in una o più vasche a perfetta tenuta stagna, ed entro un periodo che varia tra 48 e 96 ore (a seconda della normativa regionale da applicare) viene trasferito per mezzo di un’elettropompa sommersa allo stadio di trattamento successivo (solitamente un disoleatore gravimetrico). Qualora durante lo svuotamento del bacino di accumulo ricominciasse l’attività precipitativa, un sensore di rilevamento della ripresa dell’evento meteorico darà un opportuno segnale al quadro elettrico di comando inibendo l’azione della pompa di scarico, e determinando così il reset del ciclo di funzionamento.

L’impianto METEOTANK MP.SD® è costituito da una o più vasche monoblocco in cemento armato a perfetta tenuta idraulica, nelle quali si svolgono le seguenti fasi di trattamento:

  • accumulo delle acque di prima pioggia
  • separazione delle acque di prima pioggia da quelle successive
  • sollevamento
  • disoleazione gravimetrica
  • filtrazione a coalescenza
  • scarico delle acque depurate

Le acque di prima pioggia vengono accumulate nella vasca e separate dalle successive di seconda pioggia tramite la chiusura della valvola meccanica posta sulla tubazione d’ingresso.

Già in questa fase, grazie agli ampi temi di residenza, avviene per gravità la separazione degli inquinanti di peso specifico diverso da quello dell’acqua. Nel tempo previsto dalla specifica normativa regionale, il volume accumulato viene trasferito per mezzo di un’elettropompa sommergibile nel vano di disoleazione (separatore liquidi leggeri). In questo stadio le eventuali tracce di sostanze oleose eventualmente ancora flottanti attraversano un filtro a coalescenza, atto a trattenerle. Sulla tubazione di uscita è inserito un dispositivo di chiusura automatica a galleggiante che, attivato da un eccessivo livello di liquido leggero presente in superficie, può chiudere lo scarico, impedendo la fuoriuscita del liquido leggero.

SISTEMI DI TRATTAMENTO IN CONTINUO

Il sistema di trattamento in continuo tipo METEOTANK® MT/PL è stato progettato per il trattamento di acque meteoriche sgrondanti da superfici pavimentate interessate in varia misura da traffico veicolare, sulle quali avvengono versamenti di oli minerali e benzine, oltre che sabbie, ghiaia, limo, ecc. E’ questo il caso dei piazzali delle stazioni di servizio carburanti, dei piazzali di sosta di autoservizi, ma anche di tratti di superfici stradali, rotatorie, ecc.

Questo sistema di trattamento prevede l’intercettazione di tutte le acque in arrivo (con modalità “in continuo”, in contrapposizione al classico sistema di trattamento di 1^ pioggia in modalità “accumulo e rilancio”) oppure il trattamento di una frazione della portata con l’interposizione di un dispositivo scolmatore a monte. Pertanto l’impianto va installato direttamente sulla canalizzazione di arrivo, prevedendo nei casi previsti un eventuale linea di by-pass.

Con un accurato dimensionamento che tenga conto correttamente dei dati statistici delle precipitazioni della zona geografica di riferimento, si può legittimamente assumere che, trattando tutta l’acqua in arrivo, si ha la certezza di ottenere il massimo grado di depurazione. Il trattamento di disoleazione avviene gravimetricamente, cioè per differenza di peso specifico. Il volume della vasca è calcolato per ottenere, alla portata massima, un tempo di ritenzione tale da consentire la separazione tra il liquido più leggero (oli minerali e simili) e quello più pesante (l’acqua). Pertanto l’impianto viene dimensionato con un adeguato tempo di residenza idraulica ed una adeguata velocità ascensionale per il liquido leggero.

Il sistema è inoltre dotato di una speciale barriera filtrante che garantisce la ricomposizione delle più minute particelle di olio flottanti che potrebbero, per la loro microscopica dimensione, sfuggire all’effetto gravitazionale. La barriera filtrante compie così un effetto coalescente, aggregando e facendo emergere in tal modo le particelle.

Il METEOTANK® MT/PL è suddiviso in due principali settori:

  • settore di sedimentazione (o di defangazione), realizzato in vano indipendente o combinato con il vano di disoleazione (a seconda dei modelli);
  • settore di disoleazione gravimetrica con filtrazione a coalescenza.

SISTEMI DI TRATTAMENTO IDONEI PER LO SCARICO SUL SUOLO

Per il raggiungimento degli standard depurativi più elevati nell’ambito del trattamento delle acque meteoriche, viene previsto l’inserimento di uno stadio di affinamento a valle del trattamento principale, dove la soluzione impiantistica più indicata si traduce in un processo di filtrazione / adsorbimento volto alla rimozione delle frazioni inquinanti residue. Questo stadio, adeguatamente dimensionamento rispetto alle portate di trattamento, grazie ad un’accurata scelta del materiale filtrante ed adsorbente tra le varie tipologie in commercio (carbone attivo, perlite, zeolite, ecc.) consente di ottenere risultati compatibili con i valori più restrittivi richiesti dalla normativa vigente (ad esempio lo scarico sul suolo secondo la Tab. 4 D.Lgs.152/06).

Le soluzioni impiantistiche da noi proposte sono studiate in particolare per il trattamento di basse portate (ad esempio negli impianti di 1^ pioggia – in abbinamento alla sezione di disoleazione) oppure, per il trattamento di maggiori portate (nel caso di grandi superfici scolanti – trattamenti in continuo – in sezione di trattamento separata). Il trattamento per mezzo dei sistemi METEOFILTER® sfrutta la proprietà del carbone granulare attivato di trattenere sulla propria superficie sostanze gassose, liquide o disciolte in acqua. Il carbone attivo risulta essere l’adsorbente per eccellenza, in quanto l’elevata porosità rende disponibili grandi superfici in relazione al peso. Risulta particolarmente efficace per l’abbattimento dei parametri quali COD, SST, Idrocarburi, metalli.

Ambito applicativo: piattaforme intermodali, portuali ed aeroportuali, viabilità stradali ed autostradali in genere, aree destinate allo stoccaggio di materiali per la produzione, in abbinamento ai sistemi di trattamento delle acque meteoriche (separatori di liquidi leggeri – impianti di 1^ pioggia), oppure come sistemi di trattamento terziario in abbinamento ad impianti di trattamento chimico-fisici e/o biologici ecc..

Nel settore del trattamento delle acque reflue domestiche le nostre esperienze spaziano dal piccolo impianto al servizio del singolo nucleo abitativo fino ad agglomerati urbani con 2.000 abitanti equivalenti. Fino a tale soglia di utenza, secondo il D. Lgs. 152/06 e s.m.i., la competenza normativa è demandata alle singole Regioni, le quali nel corso del tempo si sono dotate di strumenti legislativi e tecnici ed hanno individuato gli obiettivi depurativi da rispettare. Tali strumenti normativi prevedono invariabilmente una tipologia di trattamento biologico, declinato nelle varie forme presenti in letteratura. Sono le stesse tecniche tradizionali con cui noi stessi operiamo: fanghi attivi a basso carico, SBR, MBBR, MBR, filtro percolatore.

Ma è nell’ambito dei sistemi di trattamento di tipo estensivo, con i nostri sistemi di fitodepurazione a flusso verticale, che possiamo affermare senza tema di smentita di costituire un’eccellenza a livello nazionale, con un curriculum di oltre 300 impianti realizzati. Il lungo percorso di esperienze realizzative (iniziato nell’ormai lontano 1988, che non si limita solamente alle acque domestiche e che si può verificare al ns. vecchio sito), ci ha condotto ad affinare le soluzioni tecniche e progettuali, fino ad elaborare una tipologia impiantistica con caratteristiche di sostenibilità sociale, economica
ed ambientale ideali. L’impatto ambientale è bassissimo, mentre i costi di gestione e manutenzione sono molto ridotti, se paragonati a quelli dei sistemi più tradizionali. Inoltre, realizzando gli impianti direttamente nel sito in cui è localizzata l’utenza (“a km zero”, quindi), si possono risparmiare notevoli spese per il collettamento alla fognatura esistente. Le tipologie di acque reflue domestiche (o assimilabili alle acque domestiche) per cui le applicazioni sono indicate sono: nuclei abitativi sparsi non allacciabili alla pubblica fognatura, campeggi, strutture turistico-alberghiere, centri commerciali, strutture ospedaliere, case di riposo per anziani, ecc.).

Le acque reflue industriali sono una categoria molto variegata: si possono individuare delle tipologie generali, ma ogni utenza che necessita di un trattamento va presa in esame con cura, considerandone le peculiarità. Il nostro approccio è ritagliato sulla misura del Cliente, con il quale collaboriamo con l’obiettivo comune di risolvere le problematiche connesse agli scarichi dello stabilimento, permettendogli quindi di potersi concentrare serenamente sulla propria attività principale.

Tra le categorie che si possono individuare citiamo le seguenti:

Cantine di vinificazione

I reflui di vinificazione sono caratterizzati da carichi organici importanti e da una forte discontinuità in termini di portata e di carico organico tra la fase della vendemmia e la parte rimanente del ciclo produttivo annuale.

Il sistema di trattamento deve essere quindi in grado di far fronte alle peculiarità dei cicli di produzione, privilegiando una tipologia di impianto modulare che consenta di assorbire i picchi di carico ed eventuali anomalie di funzionamento, prevedendo nel contempo una fase di equalizzazione (ed eventualmente di affinamento, in funzione degli obiettivi di qualità previsti allo scarico).

La parte prevalente di inquinante da abbattere nel refluo è di origine principalmente organica, e per tale motivo la tipologia di trattamento da preferire risulta ovviamente di tipo biologico (fanghi attivi a basso carico, SBR, MBR, MBBR).

Birrifici

I reflui provenienti da birrifici sono – al pari dei reflui di vinificazione – caratterizzati da carichi organici importanti e da discontinuità di carico organico ed idraulico. Il sistema di trattamento deve essere quindi in grado di far fronte alle peculiarità dei cicli di produzione, privilegiando una tipologia di impianto modulare che consenta di assorbire i picchi di carico ed eventuali anomalie di funzionamento, prevedendo nel contempo una fase di equalizzazione (ed eventualmente di affinamento, in funzione degli obiettivi di qualità previsti allo scarico).

La parte prevalente di inquinante da abbattere nel refluo è di origine organica, e per tale motivo la tipologia di trattamento da preferire risulta ovviamente di tipo biologico (fanghi attivi a basso carico, SBR, MBR, MBBR, fitodepurazione a flusso verticale).

Macelli

I reflui provenienti da macelli sono caratterizzati da un carico organico altamente degradabile. Devono essere valutate attentamente le portate in relazione ai cicli di lavorazione, e va separata adeguatamente la frazione di oli e grassi con un adeguato pretrattamento.

Inoltre, deve essere considerata ciascuna tipologia di carne lavorata, in quanto carni diverse producono concentrazioni di inquinanti diverse. Il sistema di trattamento deve essere quindi in grado di far fronte alle peculiarità dei cicli di produzione, privilegiando una tipologia di impianto modulare che consenta di assorbire i picchi di carico ed eventuali anomalie di funzionamento, prevedendo nel contempo una fase di equalizzazione (ed eventualmente di affinamento, in funzione degli obiettivi di qualità previsti allo scarico).

La parte prevalente di inquinante da abbattere nel refluo è di origine organica, e per tale motivo la tipologia di trattamento da preferire risulta ovviamente di tipo biologico (fanghi attivi a basso carico, SBR, MBR, MBBR, fitodepurazione a flusso verticale).

Reflui agroalimentari

Il settore dell’industria agroalimentare è un settore estremamente composito, con tipologie di reflui estremamente diversificati caratterizzati principalmente da elevati valori di COD, e spesso di Azoto.

Ogni applicazione va inserita nello specifico contesto, pertanto nel caso di aziende agricole situate in ambiente extra urbano (caseifici, sale di mungitura, produzione di conserve, ecc.) prevediamo l’adozione di un sistema biologico di tipo estensivo, come secondario o come terziario.

Agroenergie

Nell’ambito della produzione energetica proveniente da fonti agricole l’applicazione di sistemi di trattamento si è diffusa parallelamente alle tecniche di riutilizzo dei rifiuti. Digestori anaerobici alimentati da liquami zootecnici, biomasse o da Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano producono un “digestato”, la cui frazione liquida solitamente risulta carica di ammoniaca, in valori tali da risultare impossibili da scaricare e difficili da ricircolare.

Il problema va affrontato considerando l’economia della produzione dello stabilimento da un lato, e le necessità imposte dalla normativa dall’altro. La soluzione è l’adozione di un impianto biologico dimensionato per gli obiettivi da raggiungere individuati assieme al cliente (economici e/o normativi).

Tintorie

I reflui provenienti da tintorie sono caratterizzati da carichi organici importanti, alti carichi idraulici e problematiche legate ai pigmenti utilizzati per la colorazione, nonché ai tensioattivi. Il sistema di trattamento normalmente adottato è di tipo biologico, intensivo e/o estensivo, e deve essere in grado affrontare i picchi causati dai vari cicli di produzione.

La parte prevalente di inquinante da abbattere nel refluo è di origine organica, e per tale motivo la tipologia di trattamento da preferire risulta ovviamente di tipo biologico (fanghi attivi a basso carico, SBR, MBR, MBBR, fitodepurazione a flusso verticale).

Cartiere

I reflui provenienti da cartiere sono caratterizzati da carichi organici importanti (spesso con frazioni di COD refrattario), altissimi carichi idraulici e problematiche legate ai cicli di colorazione.

Il sistema di trattamento normalmente adottato è di tipo biologico, intensivo e/o estensivo, e deve essere in grado affrontare i picchi causati dai vari cicli di produzione. Le esperienze affrontate fanno preferire sistemi di trattamento biologico tradizionale integrate da sistemi a biomassa adesa.

Autolavaggi

I reflui provenienti da lavaggio di automezzi sono caratterizzati da forti discontinuità nella qualità e nella portata. Il sistema di trattamento può prevedere una tipologia fisica (sedimentazione + disoleazione) seguita da un trattamento biologico ed eventualmente un ulteriore trattamento fisico (filtrazione) o fisico chimico, a seconda delle necessità depurative.

Nella fase di trattamento fisica iniziale si persegue la sedimentazione delle frazioni solide (terre e sabbie, limo, particolato atmosferico e di origine stradale), che si depositano sul fondo del 1° vano; inoltre i liquidi leggeri non emulsionati verranno separati gravimetricamente mediante flottazione in superficie. Il filtro a coalescenza contribuirà a separare le particelle oleose ancora non separate aggregandole sulla propria superficie.

La sezione finale prevede un trattamento biologico con biomassa adesa, in cui il refluo attraversa un substrato denominato “biofiltro”. Rispetto ai sistemi tradizionali a biomassa sospesa i sistemi di biomassa adesa riescono a far meglio fronte alle discontinuità di carico idraulico ed organico; inoltre, grazie alla peculiarità del sistema l’ossigenazione del refluo avviene senza l’adozione di elettrosoffianti, con considerevole risparmio energetico e migliore impatto ambientale.

In funzione degli obbiettivi depurativi richiesti e del dimensionamento adottato, lo stadio di filtrazione finale può non essere necessario. Qualora i limiti allo scarico richiedessero tale sezione di affinamento, una o più colonne filtranti verranno adottate per l’abbattimento di parametri sensibili (SST, idrocarburi, ecc.).

Depositi di rottami

Le problematiche connesse ai depositi di materiale su superfici pavimentate sono molteplici: una delle criticità più note e monitorate dalle pubbliche amministrazioni e dalle ARPA è quella delle acque meteoriche sgrondanti dai piazzali adibiti allo stoccaggio di materiale vario (ferroso e non solo).

Deve essere previsto un trattamento almeno della 1^ pioggia e, dove richiesto, anche della seconda pioggia. Il volume da trattare deve essere raccolto in vasche di accumulo e successivamente trattato con un separatore per liquidi leggeri, eventualmente integrato da ulteriori trattamenti di affinamento (filtrazione, chimico fisico e quant’altro).

Esistono casi in cui il refluo da trattare può essere affrontato con un trattamento biologico, altri con un trattamento chimico fisico oppure con un approccio misto di entrambe le tecnologie. Sono i cosiddetti casi “particolari”, difficilmente ascrivibili ad una sola chiara categoria. Di seguito diamo una breve panoramica delle caratteristiche salienti delle varie tipologie di sistemi di trattamento applicabili.

TRATTAMENTO BIOLOGICO

Il funzionamento degli impianti a fanghi attivi si basa sul processo di ossidazione: fornendo e diffondendo una ossigenazione intensiva e prolungata, nel liquame vengono attivate delle colonie batteriche che combinandosi insieme alla sostanza organica di cui si nutrono si aggregano in fiocchi, degradando la sostanza organica in composti più piccoli e meno pericolosi (che in parte vengono riutilizzati dai microrganismi stessi per il proprio nutrimento e riproduzione). I fiocchi di fango attivo possono essere successivamente sedimentati, scaricando quindi il chiarificato.

I reattori SBR sono costruttivamente e gestionalmente semplici, hanno capacità di equalizzazione delle punte di carico, flessibilità di funzionamento, non necessitano di ricircolo del fango e permettono la selezione di batteri fioccoformatori grazie all’alternarsi delle condizioni di processo.

A differenza dei processi a fanghi attivi tradizionali, i sistemi SBR sono alimentati in discontinuo e hanno un ciclo di funzionamento che comprende una fase di carica, una o più fasi di reazione (aerobiche, anossiche o anaerobiche), una fase di sedimentazione del fango, una fase di scarico dell’effluente, una fase di spurgo del fango di supero, una fase di attesa. Le fasi del ciclo di funzionamento di un SBR possono essere controllate con sensori di livello e/o timer. L’impianto verrà concepito in modo modulare, in modo da utilizzarne una parte per la sola vendemmia ed una parte per la parte rimanente dell’anno; inoltre è possibile realizzare in un primo momento il volume di impianto necessario ai carichi di produzione attuali, prevedendo di aggiungere in un secondo momento unità simili poste in parallelo per far fronte eventualmente ad aumenti di produzione.

Qualora gli obiettivi allo scarico riguardassero lo scarico sul suolo o il riutilizzo del refluo depurato le possibilità prevedono l’adozione di sistemi a biomassa adesa come uno o più stadi in serie di fitodepurazione a flusso sommerso verticale. Questo consente il raggiungimento dei più alti standard depurativi, nonché costituisce una sorta di barriera di salvaguardia (o di “tampone”) contro eventuali anomalie di funzionamento dell’impianto SBR, da sfruttare magari nelle operazioni di manutenzione straordinaria delle parti elettromeccaniche presenti nell’SBR.

Gli impianti MBR sfruttano invece una dotazione tecnologica molto più spinta (ultrafiltrazione), le cui peculiarità consentono di ottenere un refluo completamente privo di qualsiasi inquinante. Sono impianti intensivi che comportano ingombri ridotti rispetto alle altre tecniche di trattamento biologico; oltre ad avere costi di impianto adeguati al grado di complessità tecnica, sono previsti oneri di gestione in termini di tecnici specializzati e operazioni di manutenzioni obbligatorie (lavaggio delle cartucce et al.).

Gli impianti MBBR si basano su un processo biologico a letto mobile (Moving Bed Biofilm Reactor da cui l’acronimo MBBR con cui sono comunemente noti). È costituito da vasche parzialmente riempite con supporti inerti in polietilene (“carrier”), mantenuti in movimento da opportuni sistemi di miscelazione e/o aerazione. La superficie dei supporti viene colonizzata da una pellicola biologica attiva, del tutto analoga a quella dei biofiltri. La separazione meccanica tra l’effluente depurato e la biomassa di spoglio in eccesso avviene in una fase di trattamento successiva.

Il sistema MBBR è un sistema biologico con elevata efficienza di rimozione del carico organico, che unisce i vantaggi dei sistemi classici a fanghi attivi con biomassa sospesa con quelli dei sistemi a biomassa adesa (colture fissate su un materiale di supporto inerte). Dal punto di vista dello spazio richiesto per l’installazione la soluzione MBBR permette di avere una concentrazione di microrganismi superiore a quella abituale per i classici trattamenti a fanghi attivi e quindi una riduzione proporzionale dell’ingombro.

Gli impianti di fitodepurazione a flusso verticale sono sistemi biologici estensivi a biomassa adesa (a letto fisso). La biomassa aderisce al medium di riempimento (normalmente ghiaia e pietrisco) e viene attraversata dal refluo in modalità intermittente nel senso verticale. L’alternanza di ambiente aerobico ed anaerobico consente un’ottima nitrificazione, mentre l’adesione della biomassa consente una risposta migliore e più flessibile ai picchi di portata e di carico organico, rispetto ai sistemi a biomassa sospesa.

L’estensività del sistema e gli alti tempi di residenza consentono (di norma) di rinunciare alla fase di equalizzazione. La naturalità e il positivo impatto ambientale uniti ai bassi oneri di gestione rendono questa tipologia di impianto preferibile agli impianti intensivi di tipo tradizionale. Assenza di rumori e di odori, bassi costi di manutenzione (non esiste fango di supero) ed energetici sono le qualità peculiari di questi sistemi.

TRATTAMENTO CON SISTEMA CHIMICO FISICO

Il trattamento chimico fisico viene utilizzato solitamente nell’ambito di reflui industriali, in cui gli inquinanti siano di origine inorganica o, comunque, in cui il carico inquinante sia difficilmente biodegradabile. L’acqua da trattare, solitamente raccolta in una vasca di accumulo, viene inviata in un reattore, nel quale avviene la miscelazione con i prodotti chimici condizionanti. Questi ultimi sono in genere un prodotto flocculante, un correttore di pH, ed eventualmente un coadiuvante della flocculazione allo scopo di rendere più pesanti i fanghi e migliorarne la decantazione, ed un dosaggio di una sospensione di carbone attivo in polvere per aumentare l’abbattimento del carico inquinante.

Dalla sezione di flocculazione la “torbida” così formatasi fluirà alla sezione di sedimentazione. Da qui l’acqua chiarificata fluirà per caduta nella sezione di rilancio, da cui verrà rilanciata alla stazione di filtrazione-adsorbimento su quarzo e carboni attivi.

La stazione di filtrazione sarà costituita da una o più colonne in acciaio al carbonio riempite di materiale filtrante accuratamente vagliato ed a differente granulometria (quarzite silicica). Tale operazione è necessaria al fine di eliminare dall’acqua trattata tutte le sostanze sospese. Dopo una prima filtrazione l’acqua giungerà alla stazione di adsorbimento, costituita da una o più colonne riempite di materiale adsorbente allo scopo di assicurare un tempo di contatto adeguato (carboni attivi). Tale operazione è resa necessaria allo scopo di eliminare le sostanze organiche residue, quali idrocarburi e detergenti.

Sostenibilità sociale

Il mondo che lasciamo ai nostri figli lo costruiamo giorno per giorno, con le nostre scelte. Trattare le acque reflue in modo efficace e responsabile è un dovere verso noi stessi e verso le generazioni future.

Sostenibilità ambientale

Il pianeta è un grande ecosistema, che deve essere turbato il meno possibile. I nostri sistemi di trattamento prendono esempio ed ispirazione da fenomeni fisici e biologici di rimozione degli inquinanti che già avvengono in natura.

Sostenibilità economica

Preferiamo sistemi di trattamento semplici, che uniscano la minor tecnologia possibile al miglior risultato ottenibile. Possibilmente a km zero.

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